Opificio goes to… Infinityhub

Opificio Goes to… Infinityhub

La luce, e il caldo, di un venerdì di luglio ci hanno accolto a Venezia per un nuovo Opificio goes to.

Insieme a AMDL, Altitudo, Arteria, KE, Lares, NeonlauroOikos, Varaschin abbiamo toccato con mano le azioni intraprese da Infinityhub S.p.A. Benefit per canalizzare energie positive verso la transizione energetica. E scoperto tutti i segreti del modello Y. 

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Opificio #goesto #infinityhub

Raccogliendo il testimone del primo incontro da Varaschin, abbiamo approfondito il tema della sostenibilità dal punto di vista di Infinityhub che dal 2016 si impegna a dare forma concreta a un futuro diverso, avviando processi di rinnovamento energetico e riqualificazione immobiliare. 

Il nostro viaggio interstellare è iniziato sul Canal Grande a Palazzo Giustinian Lolin, a firma di Baldassare Longhena (Venezia, 1596-1682). Qui si trovano parte degli uffici dell’azienda perché, come ha sottolineato Massimiliano Braghin (co-founder e chairman di Infinityhub), in Infinityhub la bellezza è una delle leve principali che fanno muovere le progettazioni.

Poco dopo abbiamo letteralmente passeggiato negli (e sugli!) spazi di uno dei tantissimi progetti realizzati da Infinityhub, guidati dal team nel verde di San Servolo.
L’isola è stata al centro di un intervento di riqualificazione energetica promosso dall’azienda e da Global Power Service S.p.A., ma anche da cittadini, imprese, studenti, enti pubblici: tutti hanno supportato il processo di transizione grazie al sistema di equity crowdfunding applicato da Infinityhub. Adesso, in laguna, si può fare l’esperienza di camminare sui pannelli fotovoltaici che contribuiscono all’autoproduzione di energia dell’isola.
Il nome del progetto Venice LightYear (VLY) ricorda quello di un astronauta amico di un cowboy – Toy Story è un fillm da guardare – e, forse facendo un po’ di attenzione in più, quello di un’unità di misura astronomica. Non è un caso.
Perché nulla è casuale in Infinityhub. 

Lo hanno confermato gli approfondimenti di Chiara Braghin (responsabile divisione ESG & Sostenibilità) e Sonia Gastaldi (mentor e consulente di Infinityhub), il racconto di Paolo Pavanello (CTO e responsabile divisione Ingegneria) e quello conclusivo di Massimiliano Braghin. 

Chiara ci ha ricordato che una delle forze principali di Infinityhub è la sua capacità di fare rete.
Un approccio da coltivare ogni giorno, fondato sulla conoscenza e il rispetto, sulla condivisione di valori e di principi. È così che Infinityhub si è potuta rivolgere alla comunità, ed è così che è diventata la prima Energy Social Company in Italia, grazie a un modello innovativo di impresa che la fa distinguere tra le società di servizi energetici (ESCO) che promuovono e realizzano progetti di efficientamento energetico, perché il capitale sociale viene aperto a chiunque voglia sostenere le diverse progettualità avviate. 

Cos’è nel concreto la transizione energetica che Infinityhub promuove? Ce lo ha spiegato Paolo, dimostrando che se Infinityhub è un esempio delle nuove dimensioni dell’energia che si stanno via via sviluppando, è anche perché le soluzioni innovative a cui pensa si fondano su una solida conoscenza di mezzi e strumenti a disposizione. Paolo ha condiviso con noi questa conoscenza: ora energia elettrica, termodinamica, impianti fotovoltaici sono concetti un po’ meno distanti. E non confonderemo più il calore con la temperatura.

Sonia ha tracciato un filo rosso tra alcuni degli elementi che caratterizzano la mission di Infinityhub e la storia dell’imprenditoria italiana, ribadendo un punto essenziale per l’azienda: tutti i progressi tecnologici e le innovazioni sono fondamentali, ma non devono essere autoreferenziali. La comunità, come ha insegnato Adriano Olivetti, deve essere il primo attore sociale e la redditività dell’azienda dovrebbe rientrare in un circolo virtuoso fatto anche di innovazione, ma soprattutto welfare per i dipendenti, valorizzazione della cultura e della conoscenza. Olivetti insegna, Infinityhub applica e dal 2023 ha avviato il processo di riqualificazione proprio del complesso Olivetti a Ivrea. 

La nostra giornata insieme, il viaggio interstellare nell’universo di Infinityhub, si è chiusa con un ritorno alle origini, alla particella elementare dell’azienda. 
Una storia che potrebbe accomunare molti: trovarsi ad un punto ‘di svolta’ della propria vita e della propria carriera con il desiderio di cambiare. La reazione di Massimiliano, supportato da letture che spaziavano tra Einstein, Dante e il mercato del lavoro, è stata dar vita a qualcosa di nuovo, seguendo un’intuizione: l’ambiente come oggetto da tutelare, tecnologie e modelli economici come mezzi, la comunità come coprotagonista. Su tutto, l’importanza del tempo da dedicare allo studio, alla ricerca e alle scoperte. Per questo è nata Infinityhub, per questo continua a crescere.

Perché sì: come per Schrödinger, il gatto è contemporaneamente vivo oppure no, e anche l’impossibile diventa possibile.

Se vuoi sapere come è andata dall’inizio alla fine puoi leggere il nostro racconto della giornata

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