Savoir-faire

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Un viaggio nel fare. Nel saper fare. O meglio: nel Savoir-faire. 

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Opificio #SavoirFaire #artigiano #latradizione

Una giornata dedicata a chi padroneggia i segreti del mestiere e da storia e tradizione ricava i punti di forza della sua attività, solide basi su cui continuare a costruire e comunicare.

Da Porta Garibaldi, Fontane, San Babila, CernuscoNone, San Marco, Santa Croce, Noventa di Piave, San Vendemiano, Gruaro, Vittorio Veneto, Pescantina, Favaro, ci siamo ritrovati a Santa Lucia. Abbiamo riunito tutte le aziende di Opificio e visitato alcune realtà che incarnano la tradizione artigianale di Venezia. 

Destinazione? Cannaregio. 

Lo sai che proprio lì, fra le calli, ha sede l’unica fornace ancora attiva dell’isola? E questo è solo uno degli aspetti che rendono unica Orsoni Venezia 1888. 

Ancora oggi continua ad usare le antiche tecniche dei maestri bizantini per realizzare mosaici, oro colorato, smalti; non viene usato nessun materiale sintetico, i pezzi vengono sapientemente lavorati a mano. 

Una realtà che è al tempo stesso produttiva e culturale – come ha sottolineato il presidente Riccardo Bisazza – e che vuole affermarsi come realtà produttiva e culturale di Venezia non solo per spirito di conservazione, ma anche perché possa continuare ad evolvere. 

La stessa cura e attenzione della fornace le abbiamo ritrovate poi in Officina Zanon.

Francesco Zanon, fabbro da 81 anni – lui ha tenuto a specificarlo e noi riportiamo! – ci ha raccontato di una vita passata in officina, a realizzare progetti per gli architetti più importanti, Carlo Scarpa in primis. 

Era la stessa officina in cui, fin quasi da neonato, accompagnava insieme al fratello il padre Gino. Quando hanno potuto, i due fratelli hanno acquistato lo spazio per portare avanti quel lavoro che quasi ‘avevano dentro’, perché aveva permeato ogni momento della loro storia. Un lavoro che non poteva e non doveva essere dimenticato. 

E così hanno potuto affiancare Carlo Scarpa nella realizzazione delle opere che gli venivano di volta in volta commissionate. 

Uomo integerrimo, elegantissimo, capace di far aprire la cucina di un ristorante agli orari più improbabili e poi… Non pagare. Se non è savoir-faire questo. 

Storie e aneddoti di chi ha fatto del proprio lavoro un’arte, o meglio, un’opera di alto artigianato.

E cosa potevamo regalare ai nostri ospiti se non qualcosa fatto interamente a mano da chi, proprio come artigiano, ha deciso di formarsi? Per questo abbiamo scelto una stampa d’artista realizzata da uno dei ragazzi di Artismo, associazione che forma e rappresenta artisti neurodivergenti. 

Una giornata ‘out of office’ in stile Opificio: racconti, incontri, persone all’opera, ricerca della qualità migliore e di chi ha fatto del savoirfaire un vero approccio al lavoro. E, ne siamo convinti, al futuro.

Per il 2024 vogliamo che il progetto OpificioQuerini faccia un altro step e per questo abbiamo fatto due nuove proposte. 
Opificio goes to: giornate in cui le aziende aprono le porte delle loro sedi per raccontare e accogliere gli altri partner.
Querini greets Opificio, giornate in cui incontrarsi in Fondazione a trattare, insieme ad altri partner, temi concreti e pratici proposti dalle stesse aziende!

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