Be Outdoor – Varaschin

be
outdoor.

scopri anche

Opificio goes to… Infinityhub

Un viaggio interstellare

Opificio goes to… Varaschin

Un nuovo format per rimanere sempre aggiornati

L’altro RAVE

Una visione che diventa comune

Siamo stati Outdoor, ed è stato bello! Ok, in realtà un po’ di pioggia è caduta. Ma non ha intaccato la riuscita della giornata che, con Varaschin, abbiamo organizzato in Fondazione.

Opificio #outdoor therapy #cura  #bellezza

Cosa vuol dire essere outdoor?

Tutto è iniziato indoor: la nostra Angela ha selezionato per l’occasione alcuni materiali eccezionali.
Siamo partiti dall’idea del giardino rinascimentale. L’uomo trova il suo equilibrio con la natura di cui è il centro, come proposto da Leon Battista Alberti e tradotto in immagini dal Polifilo di Francesco Colonna, edito da Aldo Manuzio nel 1499. Nel testo compaiono ben 147 illustrazioni dedicate all’arte dei giardini che forniscono indicazioni generali, a partire dall’impianto fino ai più minuti dettagli. 
Siamo poi passati per il Libro del Sarto, catalogo di moda manoscritto di un atelier milanese del XVI secolo. Giostre, parate e altri eventi all’aperto: il momento ricreativo è collettivo, di coesione sociale e intrattenimento. Il volume raccoglie figurini, modelli e cartamodelli di padiglioni, letti da campo, stendardi, ma anche costumi.
Abbiamo concluso un po’ più avanti negli anni con i cataloghi di arti applicate che traducono l’idea di outdoor ottocentesca. La vita nelle città industriali stravolge l’equilibrio uomo e ambiente. La necessità di creare spazi verdi pubblici e privati in città porta a ripensare all’arredo urbano e agli arredi da esterni: padiglioni, sedie, tavoli e letti da giardino vengono disegnati da grandi artisti. Nasce in questo momento il designer industriale.

Dopo un veloce giro del palazzo, per un assaggio delle sue sfaccettature rese ancora più ricche dalla mostra Danh Vo, Isamu Noguchi, Park Seo-Bo, abbiamo continuato in auditorium, dove Stefano Giust ed Edoardo Gherardi ci hanno fatto immergere nell’idea di outdoor che si può ritrovare distillata in ogni prodotto Varaschin. Edoardo ci ha condotti indietro nel tempo di duemila anni per attraversare con noi in chiave outdoor luoghi ed epoche. Con Stefano invece, arrivati al presente, ci siamo soffermati sull’outdoor odierno, così come viene espresso dal dna di Varaschin.
una seduta di
outdoor therapy.

Una pausa aperitivo ha spezzato la giornata, prima di chiudere in bellezza con Paolo Posocco e Matteo Bisol, che insieme a Edoardo Gherardi hanno tenuto per noi una vera e propria seduta di outdoor therapy.
Paolo, ingegnere di formazione e alpinista di vocazione, e Varaschin sono uniti dalla condivisione di valori comuni, a partire proprio dal concetto di terapia outdoor. Da questo incontro è nata una serie di video che avvolgono l’osservatore con la bellezza della natura. Il primo episodio ha come sottotitolo “Ragione ed emozione“. Una sorta di suggerimento: quello di vivere le esperienze della nostra vita, come quella di oggi ad esempio, attraverso queste due risorse che tutti abbiamo a disposizione. Il risultato di questa esortazione, nell’agire quotidiano, è quello di lasciarsi attraversare dalle sensazioni e dalle emozioni che le nostre esperienze ci comunicano, che riescono ad evocare. Il lasciarsi andare, il vivere appieno, hanno una naturale conseguenza, quasi una necessità: l’essere autentici.
Il confronto con la natura, ma più in generale con la bellezza, mette l’uomo alla prova: una prova non necessariamente fisica, quanto piuttosto una prova di comprensione. Da questa volontà di comprendere qualcosa che non conosciamo nasce un secondo confronto, quello tra uomo e uomo. Una condivisione che è convivialità, scambio di formazione e informazioni, scambio reciproco di cultura. Questo processo si conclude con un’ultima tappa: la consapevolezza. So dove sono, comprendo ciò che mi circonda. Una sensazione di libertà, leggerezza.

È un profondo legame quello che lega Matteo Bisol alla natura, alla terra. In particolare alla terra oggetto del suo racconto: quella del vitigno di Mazzorbo. Le isole della laguna sono territori dalla vocazione agricola, terre che hanno una cultura profondamente diversa da quella di Venezia, profondamente e storicamente legate alla natura anche, e soprattutto, per la sussistenza dei loro abitanti. Ci sono una serie di toponomastiche della laguna che ci ricordano che quelle isole erano isole di terra. L’operazione di Venissa è quella di un recupero di questa tradizione e vocazione: il vitigno coltivato è la Dorona, una pianta autoctona della Laguna che nel corso dei secoli si è adattata per riuscire a sopravvivere in questi luoghi.
Venissa è un luogo particolare: un luogo chiuso, ma aperto. Una vigna murata all’interno da una cinta del 1300. Una delle prime azioni fatta dalla famiglia Bisol è stato aprire un varco in questo muro, per dare la possibilità a chi abita Burano o ai turisti di passaggio di vivere e conoscere la vigna. Con una particolare attenzione al concetto di turismo, da rendere nuovamente sostenibile senza dimenticare che il turismo è stato ed è tra i motori che ha permesso alla città di Venezia e a molte tradizioni locali di sopravvivere nel tempo. Nel piccolo del vigneto di Venissa vengono tutelate e mantenute in vita modalità ed espedienti trovati in passato dagli agricoltori del luogo, con il fine di far coesistere la coltivazione con la laguna.
Al termine di questa chiacchierata sono due le parole che Paolo e Matteo ci lasciano: cura e bellezza. Due parole che non hanno bisogno di tante spiegazioni e che dovremmo riuscire a mantenere come bussola nella nostra vita e nelle nostre azioni.
(In realtà la vera e ottima chiusura è stato il rinfresco, in cui non poteva mancare l’ottimo Venusa di cui Matteo ci ha fatti innamorare con il suo racconto. Grazie Matteo!)

Scopri anche

Post a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *