Le parole di Alessandro Marinello, ideatore di OpificioQuerini

OPIFICIOQUERINI.

Negli ultimi anni ho spiegato e raccontato decine di volte quel che pensavo sarebbe dovuto essere: ogni volta in modo diverso, man mano che me lo figuravo meglio e che adattavo il racconto agli interlocutori.

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È il progetto di corporate membership della Fondazione Querini Stampalia, questa la definizione corretta e stringata, molti altri istituti lo fanno, molti lo fanno bene.

Ho scoperto poi che la stessa Fondazione ne aveva avuto uno, creato più di venti anni fa dall’allora Direttore, si chiamava Circolo Queriniano.

OpificioQuerini è un progetto di gruppo, è nato quasi spontaneamente parlando con rappresentanti di alcune aziende e trovando con loro una naturale sintonia su temi e sensibilità. Un comune sentire.

OpificioQuerini è un gruppo di lavoro fatto da persone eterogenee, è un gruppo di aziende che provengono da esperienze e campi diversi.

In comune l’idea che le aziende possano trovare in un centro culturale un luogo di incontro, di scambio e di crescita, per loro e tra loro.

L’idea che la Fondazione possa essere questo luogo.

La convinzione che oggi un istituto culturale debba aprirsi al mondo dell’imprenditoria per contaminare e farsi contaminare, per imparare ed insegnare, per crescere e svilupparsi.

Il nome “Opificio” è un’idea di Dora De Diana, l’idea del “luogo del fare” quasi in antitesi con il luogo delle idee, la biblioteca, ma in questo caso con la sfida di farli convivere.

È un progetto piccolo, ma pieno di ambizioni, e sono curioso di vedere cosa diventerà. Spero funzioni e sono sicuro che ci divertiremo.

Insomma, l’ho spiegato tante volte in questi anni, ora è tempo di farlo.

Alessandro Marinello 

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