Radici
radici.
Scopri anche
Opificio goes to… Infinityhub
Opificio goes to… Varaschin
L’altro RAVE
Una immersione alle radici: un viaggio con una sola meta capace di raccontare storie diverse.
Opificio #radici #identità #viaggio
La storia del nostro
viaggio nelle radici di Venezia.
Siamo partiti da Altino e siamo partiti dalla stazione Santa Lucia. Attraversando la laguna da nord e da sud ci siamo riuniti a Torcello. A guidarci in questi luoghi è Matteo Bisol di Venissa.
Matteo con i suoi racconti ci ha portati a quando le isole che ci ospitavano erano terre di pesca e agricoltura, lontane dal commercio e dal turismo della città a forma di pesce. A Torcello ci siamo persi due volte: la prima con il naso all’insù nel passato lontano dei mosaici d’oro; e la seconda in un giardino popolato di statue e vitigni, uno spazio prezioso nella già unica cornice di Torcello.
Uno spazio che ci porta alla prossima storia.
La storia di Venissa e della Dorona di Venezia. L’uva d’oro di Venezia: un vitigno autoctono di queste terre e di queste acque, che ha fatto dell’ambiente salmastro della laguna la sua casa. Un vitigno coltivato diffusamente già nell’800, ma dimenticato per buona parte del ‘900.
È in questo momento che la famiglia di Matteo entra in gioco: suo papà scopre una vigna nel già citato giardino popolato di statue a Torcello. E di quella vigna scopre la storia e disegna il futuro: da quei pochi esemplari nasce, nella vigna murata in mezzo all’acqua, la tenuta di Venissa dove l’uva d’oro di Venezia continua a essere coltivata e fatta crescere, con le sue radici (quasi) immerse nella laguna.
Dietro mura medievali, ricostruite nel lontano 1727, all’ombra del campanile della chiesa di San Michele Arcangelo, i vitigni osservano le facce stupite di chi, per la prima volta, attraversa il piccolo portone sulla fondamenta e si trova immerso in un luogo inaspettato e imprevisto.
Da qui parte il nostro viaggio nel futuro condiviso: abbiamo sradicato le persone che fanno Opificio dalle loro agende e dai loro luoghi e le abbiamo trascinate a Torcello e a Mazzorbo. Le abbiamo portate in uno di quei posti che permette di dimenticarsi da dove si è arrivati e degli appuntamenti in agguato l’indomani, per guardare le cose da un punto di vista diverso e con un orizzonte più ampio, quasi siderale.
E con questo sradicare è emerso quello che ci piace delle persone che fanno Opificio, che con un probabile neologismo ci piace chiamare Opificiati. Ci piace che abbiano accettato di buon grado questo sradicamento e questa immersione nello spazio e nel tempo passato e futuro. Ci piace aver guardato, ascoltato, parlato, immaginato insieme.
E soprattutto, ci piace fare insieme.
Si conclude qui il racconto dei nostri viaggi: sono stati posti dei semi che daranno frutto nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Se eri con noi, grazie.
Se non c’eri, abbiamo un solo consiglio per te: intraprendi anche tu un viaggio alle radici. E se pensi che il tuo viaggio sia un po’ come il nostro, perché non farlo insieme?
Post a comment